In ogni periodo storico l'arte ha suggellato il pensiero dell'uomo, ne ha fissato i caratteri, celebrato i fasti o, quasi nel paradosso, denunciato le colpe della società che si mostrava ignara dei bisogni dell'individuo. L'artista così ha dato voce all'anima che urlava la sua rabbia o la sua alienazione o il rifugiarsi negli antichi, nell'irrealtà o nel sogno. L'arte dalla metà dell'800 fino al 1970 è un mirabile esempio di come l'uomo artista sia stato un profeta capace, come pochi altri, di unire gli eventi storici alla mente collettiva popolare.
Mauro Manini è un esempio palese di questo assunto. Le sue immagini sono una sublime unione tra rappresentazione e raffigurazione. In Manini il sublime è vero moto dell'individuo che entra in se stesso, recupera il passato, i ricordi per proiettarli vestiti delle forme della natura. Queste forme non sono pero', si badi bene, mera riproduzione, quanto il dare visibilità alle sensazioni e alle emozioni. Nei suoi dipinti il protagonista vero è il pensiero che scompiglia la staticità dell'afonia dei sensi. Se si osservano bene le sue figure si noterà che tutto è un crescendo scompigliato e spinto dal vento, una sorta di bolero che parte sommesso e culmina in una apoteosi chiassosa ed armonica. Il vento in Manini non è generato dalla natura nè da mitologie antiche quanto, piuttosto, dall'animo dell'artista che vuole sconvolgere la piattezza, l'uniformità, l'ignoranza e la grettezza di un certo tipo di cultura che sa di spot pubblicitari, di consumismo personalistico e non di effettiva conoscenza del vero.
Mauro Manini è un giovane artista, le sue opere però non sono acerbe nè sono fini a se stesse. Si percepisce una evoluzione, una crescita consapevole del divenire e del dover apprendere. E' evidente la ricerca nel periodo dell'impressionisti nella tecnica dove i colori costituiscono le masse senza il disegnato eppure l'equilibrio cromatico è evidente. L'armonia costruttiva di quest'artista risente della grande scuola spellana dove la pittoricità rinascimentale rifiorisce nelle cromie materiche e figurative di Marchionni. Ma la novità di Mauro Manini è nel saper dare un significato simbolico, sublime e al fine poetico ai particolari che costituiscono le sue immagini.
Non si può vedere un'opera come semplice riproduzione naturalistica o di rappresentazione dal vero. L'intento è quello di muovere attraverso l'atto visivo le leve dei ricordi, delle emozioni, dei sentimenti. La vita scorre, ci dicono i fiori di campo di Manini, scorre come le stagioni, e la grandiosità del tutto e del vivere stesso sta nel vedere le piccole cose, l'infinitamente piccolo che diviene nell'uomo infinitamente grande. In questo è la lezione di un un altro grande figlio della terra umbra: Francesco d'Assisi.
Il fiordaliso simboleggia la vincita contro i veleni, contro il demonio perchè la mitologia narra che il centauro Chirone guarì dal veleno delle frecce del suo incauto allievo Ercole grazie a questo fiore che, col suo azzurro, è anche simbolo celestiale del manto della Madonna che copre e dà rifugio ai suoi figli. Così gli ulivi nervosi nel tronco con i rami protesi in alto a richieder luce, misericordia e pace sono anche il cavo dell'albero che dà rifugio al viandante stanco nel percorso del Viaggio della vita, un viaggio che, come ci raffigura Manini con i suoi papaveri, non passerà mai più per la partenza. E' questa anche la malinconia poetica di questo pittore che sconvolge e raffigura nei suoi dipinti la sensazione espolsiva e delicata dell'essere divenuto padre. I papaveri sono il sonno e la passione insieme, sono la morte vinta dalla nuova vita che ha in sè il seme di ciò che è stato, è e sarà il padre. Il papavero per gli antichi era il sonno che permetteva d'incontrare la persona interiore nei sogni o i mostri negli incubi. In ogni caso il papavero è oblio e quindi passaggio perchè nelle opere di Manini vi è la fantasia creativa che prende spunto dalla storicità figurativa per dar figura e immagine all'immaginario. Nei suoi campi, nelle sue figure si riscopre il colore e gli oggetti che sono mossi dal vento del pensiero di chi ama vivere la vita e non vuole rassegnarsi all'omologazione commerciale di questo tempo. I fiori di Manini, i suoi prati, gli alberi sono soggetti del presente e del passato che ci ricordano che ogni cosa, come l'uomo, non vive e non muore invano.